Harry Potter Wiki
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«Tutte le vecchie storie per bambini sono di Beda, no? "La Fonte della Buona Sorte"... "Il Mago e il Pentolone Salterino"... "Baba Raba e il Ceppo Ghignante"...»
— Descrizione de Le Fiabe di Beda il Bardo[src]

Le Fiabe di Beda il Bardo (ing: The Tales of Beedle the Bard) è una raccolta di fiabe per giovani maghi e streghe scritta da Beda il Bardo. Pubblicata dalla Chelf Press e arricchita dalle illustrazioni originali di Luxo Karuzos, l’opera è considerata un classico della letteratura infantile magica.

Per secoli, queste storie hanno rappresentato i racconti della buonanotte più amati nelle famiglie magiche, tanto da diventare parte integrante dell’immaginario collettivo. Favole come Il Mago e il Pentolone Salterino o La Fonte della Buona Sorte risultano infatti familiari a generazioni di studenti di Hogwarts, con la stessa naturalezza con cui Cenerentola o La bella addormentata fanno parte dell’infanzia di molti bambini Babbani.[3]

Descrizione[]

Hermione legge Le Fiabe di Beda il Bardo

Hermione Granger legge la sua copia de Le Fiabe di Beda il BardoI

Il libro fu scritto intorno al XV secolo utilizzando un antico alfabeto runico, in uso all’epoca ma ormai caduto in disuso entro il XX secolo.

Le fiabe di Beda il Bardo presentano numerose somiglianze con le fiabe babbane, soprattutto nella struttura morale: la virtù viene generalmente premiata, mentre la malvagità è punita. Tuttavia, esiste una differenza fondamentale tra i due mondi. Nelle fiabe dei Babbani, la magia è spesso all’origine delle disgrazie dell’eroe o dell’eroina: è la strega cattiva ad avvelenare la mela, a far cadere la principessa in un sonno centenario o a trasformare il principe in una bestia orrenda.[3]

Nelle Fiabe di Beda il Bardo, al contrario, i protagonisti sono essi stessi maghi o streghe e possiedono la capacità di compiere incantesimi. Eppure, nonostante questo vantaggio, si trovano ad affrontare difficoltà tanto complesse quanto quelle dei loro omologhi babbani. I racconti di Beda hanno aiutato per generazioni i genitori del mondo magico a spiegare ai propri figli una verità tanto semplice quanto dolorosa: la magia può causare tanti problemi quanti può risolverne.[3]

Un’altra differenza significativa rispetto alle fiabe babbane è il ruolo attivo delle protagoniste femminili. Le streghe di Beda — come Asha, Altheda, Amata e Baba Raba — non si limitano a dormire per cent’anni o ad attendere che qualcuno restituisca loro una scarpetta perduta: sono donne decise, intraprendenti, che prendono in mano il proprio destino. L’unica eccezione è la giovane senza nome del racconto Lo Stregone dal Cuore Peloso, la cui passività si avvicina di più all’idea babbana di principessa da fiaba — anche se, nel suo caso, non vi è alcun lieto fine ad attenderla.[3]

La maggior parte di queste storie (fatta eccezione proprio per Lo Stregone dal Cuore Peloso) è stata in seguito riscritta da Beatrix Bloxam e raccolta nell’opera Fiabe del funghetto. Il libro, tuttavia, è stato messo al bando poco dopo la pubblicazione, poiché provocava nausea e vomito nei bambini che lo leggevano o che erano costretti ad ascoltarne la lettura.[3]

Nel 2008, Minerva McGranitt ha autorizzato la pubblicazione di una nuova edizione dell’opera, contenente una traduzione aggiornata dalle Rune Antiche a cura di Hermione Granger, commenti firmati da Albus Silente e un’introduzione scritta da J.K. Rowling.[3] Una copia di questa edizione è stata acquistata da uno studente di Hogwarts intorno all’anno scolastico 2010–2011, il quale ha avuto l’occasione di incontrare proprio Hermione, che ha ammesso con modestia di essere la traduttrice del volume.[5]

La Storia dei Tre Fratelli[]

Articolo principale: La Storia dei Tre Fratelli
«È una fiaba per bambini, che si racconta per divertire più che per istruire. Chi comprende questi argomenti, tuttavia, riconosce che l’antica fiaba si riferisce ai tre oggetti, o Doni, che riuniti faranno del possessore il padrone della Morte.»
Xenophilius Lovegood[src]
Doni della Morte simbolo

Il simbolo dei Doni della Morte. La linea verticale rappresenta la Bacchetta di Sambuco; il cerchio, la Pietra della Resurrezione; il triangolo, il Mantello dell'Invisibilità.

Uno dei racconti più celebri di Beda il Bardo è La Storia dei Tre Fratelli, una fiaba oscura e affascinante che narra di tre fratelli in viaggio che, incontrando la Morte lungo il cammino, riescono a sfuggirle grazie alla magia. In segno di apparente ammirazione per il loro ingegno, la Morte concede a ciascuno un dono — anche se, in realtà, ognuno di essi si rivelerà una trappola, poiché la Morte non aveva intenzione di lasciarli andare davvero.[2][6]

La leggenda, tramandata per generazioni nel mondo magico, fu raccontata a Harry Potter, Hermione Granger e Ron Weasley il 30 dicembre 1997. I tre fratelli, giunti a un fiume troppo profondo per essere guadato, costruirono un ponte grazie alla magia. La Morte, sentendosi ingannata, apparve loro davanti e, fingendo di congratularsi, offrì a ciascuno un dono che in realtà nascondeva l’intento di condurli comunque alla rovina. Il fratello maggiore, che era un uomo bellicoso, chiese una bacchetta più potente di qualunque altra al mondo, in grado di vincere ogni duello, degna di un mago che aveva battuto la Morte stessa. Così la Morte spezzò un ramo da un albero di sambuco e glielo porse: nacque la Bacchetta di Sambuco. Il secondo fratello, spinto anch'esso dall’arroganza e dalla voglia di umiliare ancora di più la Morte, volle qualcosa che gli permettesse di riportare in vita le persone amate. La Morte gli donò allora una pietra raccolta dal letto del fiume — quella che sarebbe diventata poi nota come la Pietra della Resurrezione. Il terzo fratello, tuttavia, più saggio e umile, chiese qualcosa che gli consentisse di proseguire il cammino senza essere seguito dalla Morte. Colta alla sprovvista, la Morte fu costretta a consegnargli con estrema riluttanza il proprio Mantello dell’Invisibilità. In seguito, tre fratelli si separarono e ognuno prese la propria strada.[2][6]

Il tempo passò. Il primo fratello, assetato di gloria, sfidò un mago con cui aveva da tempo una disputa e lo uccise. Poi si vantò pubblicamente della potenza della sua bacchetta, ma quella stessa notte fu assassinato nel sonno da un altro mago, bramoso del suo potere. Il secondo fratello, dopo aver usato la pietra per evocare lo spirito della donna che aveva amato, scoprì con orrore che lei era fredda, distante e triste: non apparteneva più al mondo dei vivi. Così, in preda alla disperazione, si tolse la vita per potersi davvero riunire con lei. Il terzo fratello, invece, visse a lungo nascosto alla Morte, protetto dal mantello. Fu solo molti anni più tardi, quando aveva ormai raggiunta una veneranda età, che accettò serenamente l'inevitabile: si spogliò del Mantello, lo lasciò in eredita a suo figlio e salutò la Morte come una "vecchia amica", congedandosi da questa vita insieme a lei, da pari a pari.[2][6]

I tre oggetti donati dalla Morte divennero leggendari e presero il nome collettivo di Doni della Morte. Si ritiene che i fratelli Peverell — Antioch, Cadmus e Ignotus — siano stati i proprietari originari dei Doni e l’ispirazione della storia. Secondo la leggenda, chiunque riunisse i tre artefatti avrebbe ottenuto un potere immenso, diventando il Padrone della Morte. Tuttavia, come sottolineò Albus Silente, il vero Padrone della Morte è, in realtà, colui che ha compreso e accettato la natura inevitabile della morte — proprio come Ignotus. Fu proprio Silente a rivelare che i tre fratelli della fiaba erano in realtà i Peverell, anche se si dichiarò scettico sull’origine dei Doni narrata nella storia, sostenendo una teoria diversa: a suo avviso, infatti, i Doni erano opera degli stessi Peverell, frutto della loro straordinaria abilità magica.[6]

Lord Voldemort cercò la Bacchetta di Sambuco convinto che gli avrebbe permesso di sconfiggere Harry Potter. Ma fu proprio Harry, alla fine, a riunire temporaneamente tutti e tre i Doni, diventando così il vero Padrone della Morte.[7][8][9]

Altre storie[]

Curiosità[]

  • Una versione reale de Le Fiabe di Beda il Bardo è stata scritta da J.K. Rowling e pubblicata per la prima volta il 1 novembre 2007 in sole sette copie. Una fu destinato all’autrice stessa, cinque furono donate a persone a lei care, mentre l’ultima fu messo all’asta per beneficenza. Successivamente, il 4 dicembre 2008, ne è stata pubblicata un’edizione destinata al grande pubblico, i cui proventi sono stati interamente devoluti a scopi benefici.
  • Sebbene l’edizione reale contenga soltanto cinque racconti, la Rowling ha rivelato di aver inizialmente immaginato una raccolta molto più ampia, con oltre trenta storie firmate da Beda il Bardo.[14] Tuttavia, il progetto fu ridimensionato, scoraggiato dalla mole di lavoro necessario. È plausibile che, almeno all’interno dell’universo narrativo, esistano ancora molte fiabe andate perdute o mai trascritte, anche se a noi ne sono giunte soltanto alcune.
  • Curiosamente, i nomi di due dei fratelli Peverell — Antioch e Cadmus — richiamano personaggi storici e mitologici del mondo reale. Antiochia, ad esempio, è il nome dell’antica città della Frigia (oggi situata nella Turchia meridionale) dove, secondo la tradizione cristiana, i discepoli di Gesù furono chiamati “cristiani” per la prima volta. Cadmo, invece, è il mitico fondatore di Tebe nella mitologia greca e si ritiene abbia introdotto l’alfabeto presso i Greci.
  • Nel settimo libro della saga, Harry Potter e i Doni della Morte, Harry resta sorpreso nell’apprendere che Ron conosce le fiabe di Beda mentre Hermione no; quest’ultima è costretta a ricordare a Ron che lei e Harry sono cresciuti in famiglie babbane, dove quei racconti non erano diffusi.
  • Tra i cinque racconti presenti nel volume, Lo Stregone dal Cuore Peloso è senza dubbio il più cupo e inquietante, nonché l’unico ad aver conservato intatta la sua versione originale, senza essere edulcorato o censurato nel corso dei secoli.
  • A differenza di altre opere firmate da J.K. Rowling — spesso pubblicate sotto lo pseudonimo di personaggi del mondo magico, come Newt Scamander o Kennilworthy WhispLe Fiabe di Beda il Bardo presenta un’introduzione scritta direttamente dall’autrice, che stabilisce in modo sottile e ironico la sua presenza anche all’interno dell’universo narrativo, come curatrice o mediatrice esterna del testo.
  • Nel film Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1, il libro non appare scritto in antiche rune: quando Hermione mostra a Harry il simbolo dei Doni della Morte nella pagina introduttiva del volume, il titolo e il testo risultano essere in inglese.
    • Tuttavia, nel dietro le quinte dell’app per iPad Harry Potter Film Wizardry, si può osservare una copia dettagliata del libro appartenente a Hermione, nella quale è chiaramente visibile che il testo è stato effettivamente realizzato in caratteri runici.

Apparizioni[]

Note[]

  1. Harry Potter e i Doni della Morte, Capitolo 7 (Il testamento di Albus Silente
  2. 2,0 2,1 2,2 2,3 Harry Potter e i doni della morte, Capitolo 21 (La Storia dei Tre Fratelli)
  3. 3,0 3,1 3,2 3,3 3,4 3,5 3,6 Le fiabe di Beda il Bardo (reale)
  4. Harry Potter: Hogwarts Mystery, Terzo Anno, Avventura Secondaria
  5. Harry Potter: Scopri la Magia, Terzo Anno, Ex studenti degni di nota: Hermione Granger
  6. 6,0 6,1 6,2 6,3 Le fiabe di Beda il Bardo, "La Storia dei Tre Fratelli"
  7. Harry Potter e i doni della morte, Capitolo 34 (Ancora la Foresta)
  8. Harry Potter e i doni della morte, Capitolo 35 (King's Cross)
  9. Harry Potter e i doni della morte, Capitolo 36 (La falla nel piano)
  10. Le fiabe di Beda il Bardo, "Il Mago e il Pentolone Salterino"
  11. Le fiabe di Beda il Bardo, "La Fonte della Buona Sorte"
  12. Le fiabe di Beda il Bardo, "Lo Stregone dal Cuore Peloso"
  13. Le fiabe di Beda il Bardo, "Baba Raba e il Ceppo Ghignante"
  14. PotterCast #130 - Interview with J. K. Rowling